Il sogno di C.
Un altro sogno, un altro indizio e un altro elemento che va ad incastrarsi nel puzzle dei – dio solo sa quanti! – pezzi che costituiscono la mia persona. Eh sì, perché io sono qui, a scrivere, e sono qui, a proseguire il mio percorso d’analisi con l’obiettivo di avere il “piacere di fare la mia conoscenza”. A 24 anni.
…..sogno di dover compiere un viaggio che mi costringe ad attraversare tutto l’oceano Atlantico, con qualcuno che percepisco come mio amico ma che non riesco veramente a identificare. La sua presenza non la sento di supporto, anzi la percepisco come accessoria. Quando mi viene comunicato che devo assolutamente compiere questo viaggio con una barchetta di legno dotata di pressoché nessun sistema di sicurezza, mi sento catapultata in un vortice. Un vortice di pensieri, parole e possibili soluzioni per sfuggire all’impresa. Mentre studio l’itinerario, percepisco (in maniera immaginaria perché geograficamente impossibile) di poter attraversare l’oceano (che già sento come impresa profondamente sfiancante e spaventosa) e di poter navigare lungo la costa di tre isole, così da non perdere mai un riferimento terrestre. Questa scoperta è l’unica cosa che mi permette di tranquillizzarmi. Mentre faccio i miei calcoli sul tragitto, sento come la sensazione che, alla fine, non verrò accompagnata da nessuno durante la traversata. E così, con questa sensazione terminano i miei ricordi del sogno.
Caro inconscio, cara terza mia “parte” (o prima, chissà come si identificano loro in me!), caro grillo parlante nascosto e osservatore, sappi che sei prezioso. E anche un po’ inquietante, a volte.
Credo di aver capito che chi intraprende un percorso di analisi è fondamentalmente un “coraggioso”. Questo, è forse, un aggettivo che va in netto contrasto con quello che usualmente si pensa di una persona che si rivolge a questo tipo di supporto. Credo però, che ci sia molto a che fare con il coraggio nell’affrontare e lasciarsi attraversare da ciò che apparentemente è oscuro e profondo. Dico apparentemente perché ciò che fino ad adesso ho analizzato e destrutturato ha rappresentato per me una sorta di scoperta quando invece la vera scoperta è stata il rendersi conto della radice familiare e innata di quegli assetti mentali. La terapia aiuta a mettersi davanti allo specchio, attraversarsi e prendere coscienza. È una lente d’ingrandimento per la realtà delle cose. Inoltre, la presa di coscienza (affiancata ad una immensa dose di volontà), secondo me, è ciò che fa partire un meccanismo magico di risveglio.
Ma… risveglio da cosa? Questo, di certo, sarà diverso e cruciale per ognuno di noi…..