La psicoterapia analitica di gruppo
Nota anche come “gruppoanalisi”, è una terapia di insight a lungo termine che viene condotta “attraverso” il gruppo. Due sono le sue radici fondamentali: la radice psicoanalitica e quella sociologica. Il loro incontro ha permesso a S.H. Foulkes di definire negli anni ’40 una teoria e metodologia per l’uso terapeutico della “gruppalità”. Questo neologismo facile ma importante intende richiamare l’attenzione su un nuovo vertice epistemologico, che afferma la priorità psicologica del gruppo rispetto all’individuo. Al centro del processo terapeutico vengono poste pertanto le diverse vicissitudini più o meno conflittuali che avvengono fra individuo e gruppo.
Obiettivi
La gruppoanalisi mira sia all’acquisizione dell’insight, cioè della capacità di comprendere l’origine ed il significato inconscio dei sintomi e del comportamento, sia ad un cambiamento effettivo dei rapporti della rete famigliare del paziente in conseguenza dell’analisi e della risoluzione del conflitto individuo-gruppo. In questo senso, assume maggiore rilievo rispetto alla terapia individuale l’“hic et nunc”, quella componente esperienziale immediata che Foulkes ridefinì opportunamente come “Ego training in action”.
Caratteristiche
Ancora più opportuna che nelle terapie individuali appare la specificazione metodologica della triade struttura-processo-contenuto, che assume caratteristiche sue proprie allorché è incentrata sul gruppo.
La struttura è costituita da 8 – 10 persone che si riuniscono con il terapeuta per un’ora e mezza, in genere una volta alla settimana, sedendosi in circolo per discutere faccia a faccia in modo libero e fluttuante. Si apre così non solamente uno spazio di discussione ma anche uno spazio “speculare e spettacolare” (Kaes) nel quale ha luogo il processo terapeutico.
Il processo è essenzialmente quello della comunicazione, ma non solo; la “frazione speculare” del contenitore gruppale avvia infatti anche un processo di rispecchiamento che ha un ruolo di primaria importanza per le vicissitudini inerenti l’identificazione e l’identità dei singoli membri. Ognuno di essi porta in sé la rete gruppale d’origine, alla quale è vincolato sia nella realtà che come modello relazionale fantasmatico o internalizzato. Tale rete viene riattivata nella interazione con l’altro e con il gruppo “in toto”, non solo quindi a livello intrapsichico come fenomeno di transfert ma anche a livello interpersonale e transpersonale, in un passaggio a spirale dall’individuale al famigliare al sociale e viceversa.
Il contenuto è il significato di ciò che è stato comunicato, il senso della comunicazione che agendo come una “matrice” rimodella in qualche modo la cultura relazionale del gruppo. Ciò ha influenza su tutti i membri, agisce sulla loro identità e porta gradualmente ad un cambiamento strutturale, sia individuale che collettivo. Sorge così una “metastruttura”, che costituisce il nuovo punto di partenza, la nuova “rete gruppale” nella quale può tornare a svilupparsi la comunicazione, in un processo dinamico che si rinnova di continuo.
Indicazioni
L’iniziale limitazione dell’indicazione alla psicoterapia di gruppo ai pazienti che non erano in grado di accedere alla psicoanalisi si è gradualmente modificata, mano a mano che la conoscenza teorica e metodologica dello strumento gruppale è andata aumentando. Particolare importanza hanno avuto in questo senso: l’evoluzione della teoria analitica dal modello pulsionale a quello relazionale; la capacità di “holding” del gruppo, che come un contenitore è in grado di accogliere e sostenere il confronto fra livelli psicopatologici diversi, dalle nevrosi ai disturbi di personalità ed anche alle psicosi più o meno stabili; la indubbia sincronicità del medium gruppale con i rapidi cambiamenti del contesto socio-culturale, i “media” esterni che influenzano grandemente la rete nelle sue diverse dimensioni (filogenetica, ontogenetica ed esistenziale o sociobioetica) e quindi la psicopatologia tutta ed il suo modo di manifestarsi.