La gruppoanalisi nata da una esigenza sociale
Storicamente il lavoro in gruppo nasce come una alternativa alle crescenti richieste di psicoterapia, basti pensare alle prime esperienze compiute da Slavson, Alexander, Woolf, Schwartz in cui si applica la psicoanalisi in gruppo proprio per soddisfare la crescente richiesta di un trattamento psicoanalitico.
La stessa esperienza di Northfield, che dopo la fine della seconda guerra mondiale porta alla distinzione della corrente della Tavistock Clinic (Bion ed Ezeriel) da quella che permetterà la nascita della Group Analytic Society (Foulkes), nasce come una risposta ad una richiesta. “Northfield” scrive E. Trist “era un grande ospedale psichiatrico militare che funzionava come un centro di smistamento. A seconda delle condizioni del paziente, si poteva venire congedati ritornare al corpo o essere trasferiti ad altri servizi. C’era un immenso bisogno di manodopera e in particolare c’era bisogno di tutte le possibili risorse per spingere uomini demoralizzati con diversi sintomi e vario grado di gravità a riprendere il loro posto di soldato in guerra. I metodi fino ad ora usati avevano dato scarsi risultati”.
Queste esperienze che inizialmente nascono come risposte a richieste sociali di trattamento psicoterapico si diversificano in seguito secondo i tre differenti filoni di Psicoanalisi in gruppo, Psicoanalisi del gruppo, Psicoanalisi attraverso il gruppo.
“I primi due approcci riproducono nella situazione di gruppo il modello psicoanalitico classico: il primo utilizzando degli accorgimenti metodologici e tecnici ed il secondo applicando la metapsicologia Kleiniana alla gruppalità.” (Ondarza Linares1997)
Foulkes e la sua psicoanalisi attraverso il gruppo, è invece fortemente influenzata dalle teorie di Goldstein, di formazione gestaltica, dal quale prende le idee di rete, di matrice e di comunicazione. In seguito a Londra, Foulkes conosce la “nuova psicologia” che tenta di integrare la psicoanalisi con la psicologia dello sviluppo infantile e con la psicologia sociale. Questo percorso porterà Foulkes a lavorare con i piccoli gruppi a Exeter nel 1938 ed a “sviluppare le teorie gruppoanalitiche, pubblicate per la prima volta nel 1948”
Anche nella definizione di queste tre correnti di gruppo si osserva la profonda scissione che esiste in quei anni tra l’approccio dinamico e quello psicoanalitico che lavorano relativamente ignorandosi a vicenda. Questi due indirizzi, da parte di alcuni studiosi, venivano pensati come virtualmente incompatibili in quanto quello dinamico poneva l’accento sugli aspetti “fenotipici” contemporanei del “qui ed ora” del gruppo, a differenza di quelli “genotipici” “ivi ed allora” della psicoanalisi. Questa scissione, che viene evidenziata in modo sistematico da De Maré, mette in evidenza il Focus di osservazione del terapeuta (intrapsichico o interpersonale) che non sono solamente diversi modi di operare per alleviare la sofferenza del paziente ma è sopratutto un costrutto epistemologico differente; da una parte la teoria delle pulsioni freudiana, dei post freudiani, della psicologia del Sé e della psicoanalisi dell’Io, dall’altra tutta la psicologia Dinamica, la psicoanalisi Interpersonale di Sullivan e di Fromm, la psicoanalisi delle relazioni di oggetto di Fairbairn, Guntrip, Winnicott e la teoria delle Relazioni di Mitchell. È su questa scissione che si originano molte resistenze e proprio quelle difese pregiudiziali che (da Freud a Burrow in poi) segnalano la difficoltà di elaborare un nuovo, che l’equilibrio del sapere già dato deve ripensare.
È anche nel concetto che la coscienza possa elaborare individualmente tutte le sue componenti, il punto critico che conduce a considerare che è solo nell’impatto con il sociale il vero mezzo di guarigione da quel pregiudizio e quella considerazione del proprio parziale interesse che è a fondamento della scissione inconscia con il sociale. Quello che nella concezione di Freud diventa il campo esclusivo del trattamento delle nevrosi, secondo Burrow invece ne limita la integrazione necessaria con la socialità.