La psicoterapia psicoanalitica
a cura della Dott.ssa Francesca Martinelli
E’ una terapia di insight o esperienziale individuale a lungo termine.
La principale differenza metodologica con la psicoanalisi è che il transfert viene in genere manipolato piuttosto che analizzato.
L’inquadramento nosografico della psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico si fa più flessibile se prendiamo in considerazione la pratica clinica, che si sviluppa in realtà fra un polo espressivo, teso all’analisi delle difese e allo svelamento del materiale dinamicamente rimosso nell’inconscio, ed un polo supportivo, più orientato invece alla repressione del conflitto inconscio ed al rafforzamento delle difese.
Obiettivi, caratteristiche e indicazioni della psicoterapia psicoanalitica possono essere iscritti entro una tale bipolarità espressiva-supportiva.
Obiettivi
L’obiettivo della psicoterapia di sostegno è essenzialmente quello di aiutare il paziente ad adattarsi alle frustrazioni. Quello della psicoterapia espressiva è invece diversificato, mirando: all’acquisizione dell’insight, cioè della capacità di comprendere l’origine ed il significato inconscio dei sintomi e del comportamento con conseguente risoluzione del conflitto, tipicamente quello edipico (modello classico); alla modificazione delle relazioni con gli oggetti interni, e conseguente miglioramento della qualità dei rapporti con le persone esterne reali (modello delle relazioni oggettuali); al rafforzamento della forza e coesione del Sé, con abbandono degli oggetti-Sé arcaici e irrealistici in favore di oggetti-Sé più maturi e appropriati (psicologia del Sé).
Caratteristiche
Le caratteristiche della psicoterapia psicoanalitica, essenzialmente riconducibili alla triade struttura-processo-contenuto, variano anch’esse dal polo espressivo a quello supportivo.
La struttura è tale da comportare, nel polo espressivo, una maggiore frequenza delle sedute, l’uso del lettino, l’utilizzo delle libere associazioni, la neutralità dell’analista (da intendersi certamente non come distacco emotivo ma solamente come posizione non giudicante di fronte al mondo intrapsichico del paziente, come equidistanza tra le istanze psichiche dell’Io, dell’Es e del Super-io). Nel polo supportivo invece il setting è più flessibile, con minor numero di sedute settimanali, posizione vis a vis, minore abbandono alle libere associazioni per la possibilità di regressioni anche maligne, maggiore attività del terapeuta anche con adozione di misure ci contenimento in caso di acting ecc.
Il processo analitico è nell’essenza lo sviluppo e la risoluzione attraverso l’interpretazione della nevrosi di transfert, cioè della riattivazione della situazione edipica infantile del paziente, con l’analista nel ruolo del genitore. Nella psicoterapia espressiva l’interpretazione di transfert è ancora la pietra miliare del trattamento, ma è in genere più circoscritta ai problemi attuali e accompagnata da altri tipi di intervento. Nella psicoterapia supportiva invece il transfert non è interpretato quanto piuttosto manipolato, nel senso che si tende a lasciar sviluppare una certa dipendenza positiva del paziente. Diverso è anche il lavoro sulle resistenze, che rappresentano l’ostacolo posto dai meccanismi di difesa all’emergere dall’inconscio di materiale rimosso, laddove analizzarle e comprenderle costituisce il pane quotidiano dell’analista mentre evitarle o rafforzarle è la parola d’ordine nella terapia di sostegno.
Il contenuto può essere inteso in senso stretto nella psicoterapia psicoanalitica come il meccanismo del cambiamento del paziente. Anche qui il continuum espressivo-supportivo consente di ampliare il significato di tale cambiamento, che va dalla presa di consapevolezza da parte del paziente che i suoi sentimenti non sono diretti contro l’analista in sé quanto piuttosto verso le figure della sua infanzia, alla interiorizzazione della relazione con il terapeuta come funzione ausiliaria dell’Io e modificazione di relazioni oggettuali interne conflittuali.
Indicazioni
Il campo di applicazione della psicoterapia psicoanalitica è stato in origine quello delle nevrosi e dei disturbi emozionali generici, ma nei tempi più recenti tale campo si è esteso fino a comprendere i gravi disturbi di personalità ed anche le psicosi.
L’indicazione lungo il continuum espressivo-supportivo varia naturalmente a seconda della psicopatologia. In particolare, fattori che limitano o impediscono del tutto la modalità espressiva sono la debolezza cronica dell’Io, un grave danno delle relazioni oggettuali con difficoltà a formare un’alleanza terapeutica e la regressione temporanea in corso di una grave crisi esistenziale. Fattori che invece facilitano un approccio più espressivo sono indubbiamente una forte motivazione, una capacità di tollerare la frustrazione, una conservazione dell’esame di realtà conservato, una capacità di insight ed un buon controllo degli impulsi.