Sintesi di un lavoro di L. Grasso

La decisione di rivolgersi ad uno psicologo clinico attiva quel processo di fantasie ed aspettative che va sotto il nome di motivazione: in quanto tale, la richiesta è vincolata alla formulazione di un progetto. L’anticipazione tende a costituirsi come modello di relazione atteso, basato su caratteristiche specifiche del portatore della richiesta; il disconoscimento, la distorsione della relazione che verrà a stabilirsi, costituiscono in un certo senso l’aspetto di manipolazione insito nella domanda di intervento, sulla tendenza ad utilizzare l’altro in modo parziale sulla base delle proprie aspettative. In altre parole, la fantasia relazionale prevalente messa in atto al momento della richiesta. La decodifica di senso della domanda può essere svolta, secondo un approccio idiografico (e non nomotetico) attento alle peculiarità del singolo, partendo dagli indizi che è possibile ravvisare proprio nella dinamica relazionale tra psicologo e utente. Indizi che possono essere raccolti secondo quello che è stato chiamato paradigma indiziario, caratterizzato dalla modalità ricostruttiva e dal processo logico abduttivo; esso è dotato di una funzione retrodittiva strettamente legata ad un procedimento storico-clinico o storico-motivazionale, in opposizione al metodo sperimentale e al modello ipotetico deduttivo. La richiesta di intervento, per poter essere analizzata, ha bisogno di coordinate organizzative, spaziali e temporali, dove la centralità è quella della dimensione di ascolto: il setting. Esso viene implicitamente proposto come contenitore della relazione istituita e, in quanto tale, può essere anch’esso rivelatore di specifiche modalità di funzionamento in relazione alla qualità della relazione stessa. Si può distinguere una dimensione interna (atteggiamento analitico, elementi processuali) e una esterna (condizioni materiali, frame) del setting: dare spazio e dare tempo all’altro. La dimensione spaziale del setting deve contribuire a creare dimensioni di continuità e stabilità necessarie al lavoro clinico, ed è importante che il territorio strutturato sia esclusivamente riservato a tale lavoro, in modo da costituire l’ambito definito e delimitato della terapia e le conferisca così una dimensione identitaria. La dimensione temporale, invece, può essere dispiegata secondo tre direttrici principali: il tempo della relazione e quelli individuali di psicologo e richiedente. Se il primo coincide con il tempo dedicato all’incontro, gli altri due esulano dalla cadenza settimanale e sono momenti di elaborazione e integrazione di quanto emerso nel corso del processo terapeutico.
La dimensione di ascolto è fondamentale ed essa stessa costitutiva di quello che è il setting: l’osservazione e il silenzio, utili non solo al capire e conoscere l’altro, ma anche all’avvertire e al comprendere cosa accade dentro di sé in relazione al paziente, costituiscono l’attività dello psicologo, un movimento che va dall’ascolto all’interpretazione (o rinarrazione) dell’evento, spostandosi dalla particolarità alla generalizzazione per poi nuovamente tornare alla specificità di partenza.


Ritieni che tuo figlio possa essere affetto da disturbo oppositivo-provocatorio?
Contattaci oggi stesso