Le cose belle hanno il passo lento
La montagna è stata una scoperta degli anni della mia gioventù.
Lì ho imparato a percorrere sentieri faticosi in mezzo ai boschi per arrivare sulle
vette e godere del panorama mozzafiato. Lì ho imparato cosa significhi la fatica della salita ma anche quella della discesa al rientro quando le gambe non tengono più. Ho imparato la resistenza del corpo concentrandomi sulla intenzione di farcela. Poi ho scoperto la meraviglia del luogo sognato e, tutta quella fatica provata, compresa la paura del vuoto quando dovevo affrontare una
parete con una ferrata, trovava senso in quel dopo che sarebbe arrivato e che leniva il dolore dei muscoli. A volte è avvenuto anche il pianto paralizzante per la paura di non farcela. Non ho più scalato montagne, ma lì mi sono sempre ripromessa di tornare e sono sempre tornata scoprendo altre luci odori visioni che un tempo attraversavo più velocemente per la fretta di arrivare in cima, fretta tipica di quella età. Ho scoperto che il sottobosco richiede uguale attenzione. Proprio perché qui si cammina nell’ombra. Nel sottobosco tutto è umido e la luce penetra tra gli abeti secolari. Ho scoperto nelle lunghe passeggiate dell’età adulta il loro respiro, il loro movimento il suono, la musicalità. E così mi sono ritrovata a parlare con loro con passo fiducioso, e anche quando si calpestano le radici sembra di essere accompagnati e le lunghe fronde che toccano terra quasi vogliono guidarti sui percorsi calpestati da tanti che come te si interrogano sui sentieri della vita. Posso cogliere con lo sguardo un piccolo fiore che un tempo non avrei notato in mezzo al buio del sottobosco. Imparo così oggi che le cose belle hanno il passo silenzioso e lento sono li ad essere attese e ad attendere mentre fioriscono di una luce propria. Quando ci si ferma a cogliere quella luce allora non si può non amare, nulla è più estraneo se tocca ciò che era nascosto nel profondo.