Riflessioni sul concetto di psicoterapia
La psicoterapia è essenzialmente una relazione basata sulla comunicazione, che comporta l’ascoltare ed il parlare alle persone in difficoltà con lo scopo di aiutarle a capire e risolvere i loro problemi. E’ una terapia della mente che si attua con la mente, essenzialmente attraverso la parola.
La relazione di aiuto può essere semplice e generica, quale si configura ad esempio attraverso le comuni parole di conforto, ovvero sofisticata e complessa allorché necessita di specifiche acquisizioni teoriche e di ben precisi strumenti tecnici, secondo una chiara prospettiva teorica e metodologica.
La psicoterapia può essere pertanto praticata a diversi livelli
Un primo livello è quello dell’intervento medico in genere. Riguarda le richieste di comprensione ed aiuto da parte dei pazienti comuni, cioè persone in difficoltà che non soffrono però di rilevanti distorsioni della comunicazione.
Un secondo livello è quello dell’intervento psichiatrico. Tende ad essere descrittivo e categoriale, preoccupandosi essenzialmente del “come” il disturbo si manifesta per giungere ad una diagnosi corretta e ad una terapia adeguata, sia essa farmacologia che psicoterapica. Si differenzia dal precedente perché al problema della sofferenza di aggiunge il fondamentale disturbo della comunicazione che altera e distorce la richiesta di aiuto e la percezione del bisogno. E’ necessario pertanto calarsi entro un funzionamento mentale che tende a sostituire quello normale, riuscendo a decodificare le distorsioni comunicative.
Un terzo livello è quello dell’intervento psicoterapeutico specifico. Tende ad essere speculativo e dimensionale, preoccupandosi essenzialmente del “perché” il disturbo mentale si manifesta. La psicopatologia implica sempre un problema di relazione del soggetto con sé stesso, una scissura, una lacerazione della soggettività e quindi del rapporto con il mondo. Ciò si manifesta con immediatezza anche nella relazione terapeutica, che non costituisce più solo lo sfondo, il contesto nel quale la cura medica può agire, ma diviene essa stessa strumento terapeutico consentendo di influenzare positivamente il funzionamento psichico.
La psicoterapia scientifica nasce quando si cerca di comprendere e fornire una base teorica a tutti quegli eventi del rapporto emotivo ed intellettivo con il medico che tendono ad influenzare positivamente la psicopatologia e più in generale la personalità del paziente.
Nella cura del disagio mentale il medico usa sé stesso non solo come tecnico, attraverso l’intervento fisico (chirurgia e somministrazione di farmaci), ma anche come persona, cioè in quanto presenza mentale, modello, orientamento e suggestione. Ogni discussione sulla psicoterapia deve dunque partire dalla constatazione della sua essenziale bipolarità: da un lato è un intervento terapeutico di natura medica, che cura la malattia, dall’altro è un intervento sulla personalità di base di tipo psicologico o psicopedagogico. Non essendo comprovata l’esistenza di un rapporto tra personalità e malattia, o tra personalità e sintomi, esistono sia posizioni estreme, “biologistiche” e “psicologistiche”, sia tutta una gamma di posizioni intermedie che tentano di riportare la malattia a modificazioni della struttura di personalità o agli eventi psichici che in essa accadono (arresti di sviluppo, conflitti, ecc.). Nel tempo, si sono costituite tante psicoterapie quante sono state le teorie psicologiche esplicative del funzionamento della mente, che a loro volta erano naturalmente collegate alle condizioni storiche, economiche e culturali del momento e del luogo in cui esse hanno visto la luce.
Esistono attualmente più di trecento forme diverse di psicoterapia; di queste, però, meno del 10% sono riconosciute in campo internazionale, avendo basi dottrinali e metodologiche adeguate, esperienza, letteratura e pratiche cliniche condivise. Tra queste meritano la citazione quelle che si rifanno a tre nuclei teorici fondamentali: psicodinamico, sistemico-relazionale e cognitivo-comportamentale. Ciascuno di essi è basato su una ipotesi specifica e relativamente autonoma circa la natura fondamentale dell’uomo e delle sue malattie, del processo terapeutico, del rapporto medico-paziente e delle tecniche e dei metodi usati. In particolare: la teoria psicodinamica considera il sintomo come connesso alla vita affettiva ed ai conflitti consci ed inconsci, radicati nel passato, ma ancora attivi, strutturati nella personalità; la teoria sistemico-relazionale lo considera come la risposta ad un contesto interpersonale in cui esistono distorsioni comunicative; la teoria cognitivo-comportamentale infine considera il sintomo di per sé, come essenza stessa del disturbo, come il portato di un errore di impostazione comportamentale e/o cognitivo, che va curato con un nuovo apprendimento.