Storia della gruppoanalisi secondo il modello teorico-clinico dello psicoanalista S.H Foulkes: “lavorare con i gruppi”
Durante la seconda guerra mondiale, Bion e Foulkes si resero conto che fra le truppe alleate al fronte, molti uomini presentavano diversi disagi mentali causati dal forte stress della vita in guerra, dunque, cercarono di trovare un mezzo idoneo a curare più persone con pochi psicoterapeuti a disposizione. L’esperimento di Northfield, all’interno di un ospedale militare, rappresentò la prima esperienza gruppoanalitica della storia. Northfield rifletteva, in modo eclatante, tutti i problemi della vita di gruppo e le interazioni tra gruppi di persone che si possono ritrovare nel mondo in generale. Il setting era costruito all’interno di un reparto dell’ospedale, il numero dei pazienti era di otto, gli incontri settimanali della durata di non meno di un’ora, caratteristiche che con il tempo furono ritenute imprescindibili per la riuscita del trattamento. L’esperimento durò nove mesi e fu finalizzato a risollevare il morale dei soldati, lavorando all’interno dell’ospedale come se fosse un “tutto” riuscendo gradualmente a trasformarlo in una comunità responsabile e capace di autogovernarsi. Il lavoro di S.H. Foulkes costituisce,insieme al lavoro di Bion , la base della gruppoanalisi moderna.A differenza di Bion,che si occupa di gruppi solo per pochi anni, Foulkes si concentra interamente sull’uso analitico e terapeutico del gruppo. Tra 1948 e 1957 escono i primi scritti di S.H.Foulkes. In collaborazione con E.J.Anthony nel 1957 viene pubblicata la prima edizione di “Group Psychotherapy,the psychoanalitical approach”,in cui sono già presenti i concetti di base della successiva pratica clinica: il gruppo viene visto come un tutto, nel quale agisce una rete interattiva costituita di processi mentali individuali, la “matrice” secondo Foulkes.Fonda la Group Analisys Society.
La gruppoanalisi nasce quindi come terapia psicoanalitica applicata al piccolo gruppo. La base teorica parte dalla considerazione che la storia della vita umana è dalle sue origini storia di vita in gruppo, di relazione con l’altro. Nella sua formazione individuale il bambino è immerso nel gruppo familiare(rete primaria) che a sua volta è inserito nel più ampio gruppo sociale. Secondo Foulkes possiamo distinguere:
Un livello intrapsichico;
Una seconda dimensione interpersonale, ricavata dalle relazioni più strette;
Una terza, definita come transpersonale, costituita dalla cultura,dalle tradizioni,dalle eredità genetiche.
I tre livelli sono fortemente interdipendenti ed un perturbamento in uno di essi comporta quasi sempre conseguenze sugli altri. Il processo mentale, per Foulkes è dunque “multipersonale”: imparare qualcosa di nuovo implica una modifica riguardo a se stessi ed al modo in cui si vive. Un serio cambiamento in un paziente in trattamento determina, generalmente, effetti nelle persone che fanno parte della stessa rete di rapporti.
All’interno del modello transpersonale possiamo individuare il concetto di rete approfondendolo attraverso tre prospettive:
Una prospettiva orizzontale, o “psicosociale” che considera la rete come il sistema di appartenenza e identità che gerarchicamente mantiene collegate le persone e che storicamente parte dal nucleo familiare primario e si spande in circoli concentrici alla società e alla cultura di un dato momento o un momento attuale;
Una prospettiva longitudinale o “filogenetica” che segnala il corredo biologico condiviso dagli individui.
Una prospettiva verticale, o “ontogenetica” in cui la rete attraversa l’individuo di generazione in generazione determinando un intrecciato sistema di collegamento e appartenenza.
Affinchè si possa parlare di una psicoterapia gruppoanalitica è necessario che siano presenti alcuni fattori basilari:
La comunicazione verbale viene definita come una “Discussione liberamente fluttuante” all’interno della quale il gruppo impara a trasformare la comunicazione verbale individuale in “Associazione di gruppo” che permette di processare il contenuto manifesto.
Dal punto di vista dinamico, i livelli di attività gruppale da considerare sono quello manifesto e quello latente ovvero i movimenti coscienti e inconsci dei singoli e del gruppo nel suo complesso. Il materiale prodotto nel gruppo e le azioni e interazioni dei suoi membri vengono “analizzati”; quindi espressi, interpretati e studiati dal gruppo stesso. Sulla base di quanto abbiamo appena detto, possiamo chiederci quali siano le caratteristiche specifiche di una situazione terapeutica che renderà possibile la scoperta di motivazioni sconosciute e inconfessate e renderà possibile la loro analisi. Per rispondere a questa domanda dobbiamo prima di tutto andare indietro nel tempo e affidarci ancora una volta ai costrutti teorici di S.H.Foulkes. Foulkes intuì la necessità di lasciare che “il gruppo parlasse da sé”, mettendo in evidenza l’importanza di studiare le interazioni di gruppo come un oggetto interamente nuovo e originale. E’ lo stesso Foulkes a dare una definizione della psicoterapia gruppoanalitica: “E’ una forma di psicoterapia praticata dal gruppo, nei confronti del gruppo, ivi incluso il suo conduttore. Possiamo dire che l’originalità foulkesiana è stata quella di mettere il gruppo al centro del processo gruppoanalitico, focalizzando nella situazione gruppale i conflitti tra Individuo e Gruppo man mano che vengono configurati a scopo trasformativo: terapeutico(J.O. Linares, 1996). Così facendo Foulkes utilizza in maniera trasformativa e terapeutica una delle dimensioni fondamentali e ineludibili dell’esistenza umana: il conflitto individuo-gruppo.